Cinzia Leone ce la ricordiamo tutti, attrice di grandissimo livello che poi è un po’ sparita dalla scena. Ha raccontato della sua malattia.
Le ci sono voluti trent’anni per riprendersi, almeno così è lei stessa a parlare sottolineando come sia cambiato molto nella sua vita dopo un grave problema di salute.
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Aveva appena 32 anni quando durante la prima di Donne con le gonne di Francesco Nuti, il 26 dicembre del 1991, era stata ricoverata in gravi condizioni per un malore. Prima era stata portata all’ospedale San Giacomo per poi essere trasferita nel reparto di neurochirurgia dell’Ospedale San Camillo. Lì le viene diagnosticato un aneurismo congenito all’arteria basilare.
Per salvarsi vola negli Stati Uniti d’America dove a Phoenix si sottopone a un delicatissimo intervento chirurgico. La parte sinistra del corpo le rimarrà inizialmente paralizzata per poi recuperare piano piano completamente. Di recente è tornata lei stessa a parlare di quanto accaduto, spiazzando il pubblico e lasciandoci davvero senza parole.
Cinzia Leone, la sua storia
Cinzia Leone è una delle grandissime protagoniste del nostro cinema e pensare che è riuscito a diventarlo grazie a pochissime partecipazioni a film. Ospite a La Volta Buona da Caterina Balivo ha ripercorso quel momento drammatico.
Spiega: “Io ho cercato di ballare e ho ballato anche quando non potevo, dentro di me ho sempre sentito tanta energia. Raccontando ciò che è successo dall’inizio, dovevo andare alla prima di un film in cui avevo recitato, non volevo nemmeno andare ma mia madre mi convinse. Ebbi un aneurisma e venni soccorsa da Francesco Nuti che mi portò all’ospedale di corsa. Venni operata in America e tornata in Italia dovetti ricominciare tutto da capo”.
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Aggiunge alcuni particolari importanti: “In ospedale dicevo anche alle altre persone di ballare con la testa, la vita c’era e andava celebrata comunque. Questi passaggi in cui si fluttua dalla risata al pianto sono normali, nel senso che se sono storie di vita, vanno raccontate come sono accadute”.
Poi continua spiegando della sua malattia: “Ho dovuto recuperare la mobilità del mio corpo e la mia identità. Tutto il processo è durato trent’anni perché quando ho avuto il malore ne avevo 32 anni, ho capito strada facendo che il recupero non sarebbe durato solo un anno. Tra l’altro, se mamma non mi avesse spronata ad andare al cinema sarei morta perché ero a casa da sola. Quella sera ricordo di aver avuto un gran mal di testa e proprio per questo non volevo uscire, ma comunque sanguinavo già, solo che mai avrei pensato di avere un aneurisma in corso”.